mercoledì 18 novembre 2009

Se gli animali potessero parlare...



Ho intitolato questo post "se gli animali potessero parlare"
proprio perchè non trovo giusto che si debba discuttere su una cosa del genere verso i cani. Ma si rendono conto di cosa vuol dire togliere un pezzo del corpo al cane? Per bellezza poi..mi pare proprio una scusa penosa. Si discutte tanto dell'intelligenza dei cani ma ci si dimentica spesso della loro estrema sensibilità e sofferenza, perchè spesso ad alcuni fa comodo non pensarci.. Io penso che i cani stanno bene così come sono e dato che già molti di loro vengono maltrattati e abbandonati non poniamo altre sofferenze inutili a questi poveri animali. Cambiamo ruolo: se invece noi uomini ci ritroviamo nella condizione di non poter parlare e impossibilitati a prendere decisioni, ritrovandoci sotto le decisioni di altre persone, e queste persone ritengono che si debba amputare una parte del nostro corpo come ci sentiremo? Forse sono molto dura e cinica ma spero aiuti a riflettere.

Articolo: Per migliorare la razza sarebbero da tagliare al padrone...». È uno dei messaggi che compare nelle centinaia di forum animalisti che, ieri sera, aspettavano l’esito della discussione alla Camera sull’emendamento Stefani e Contento alla legge di ratifica sulla Convenzione di Strasburgo, che reintroduce l’amputazione della coda e delle orecchie in alcune razze di cani. «Un clamoroso autogol, dopo i passi avanti con le ordinanze della Martini sugli animali». La prima a scagliarsi contro le mutilazioni è l’Enpa, con il suo direttore scientifico e veterinario Ilaria Ferri: «È una pratica richiesta da cacciatori e commercianti. Secondo i cacciatori, i cani di alcune razze che nascono con la coda lunga possono farsi male nei boschi. Quindi vuol dire che la caccia è una pratica pericolosa anche per i cani. E allora perché praticarla? Poi ci sono le esigenze dei commercianti».
In questo caso, però, la smentita arriva dal presidente dell’ordine dei veterinari di Torino, Cesare Pierbattisti. «Ormai in tutti gli standard delle mostre canine non vengono ammessi esemplari con la coda o le orecchie tagliate. In Inghilterra, che è uno dei Paesi più garantisti, la coda può essere tagliata solo nei primi otto giorni di vita del cucciolo». È stata l’Europa, comunque, a dire no alle amputazioni - spesso molto dolorose - delle estremità dei cani, e alle direttive europee si è subito allineata la Federazione cinofila internazionale. «Non si capisce perché reintrodurre questa pratica - aggiunge Pierbattisti - perché così gli animali non potranno più partecipare alle mostre canine».
E accanto all’aspetto utilitaristico c’è quello più autentico. Per i cani - spiegano i veterinari - coda e orecchie sono come per noi le parole e i gesti. Le orecchie dritte indicano uno stato di allerta e quindi una posizione di difesa o di attacco. «È come se a un uomo tagliassero le mani. L’animale con le orecchie mozzate sarà sempre in difficoltà con i propri simili e non verrà mai accettato tranquillamente: i suoi simili ne avranno sempre paura». Lo spiega Roberto Marchesini, zooantropologo, si occupa da anni di comportamento animale e della relazione animale-uomo. Conosciuto dalle associazioni animaliste, si batte da anni per una buona «convivenza» tra cittadini proprietari di animali e non. Nella sua famiglia vive «Maya», una rottweiler che, naturalmente, conserva tutta intera la sua coda. Ma sono proprio le orecchie il nocciolo del problema. «Il loro taglio - sottolinea - stravolge la mimica del cane: avrà sempre un aspetto aggressivo e, non appena lo vedono gli altri cani, è inevitabile che comincino ad abbaiare e a innervosirsi».
La comunicazione del cane - conclude Marchesini - è sempre «una comunicazione di calma»: «E’ un animale che cerca sempre la relazione. Soffre quindi il rifiuto dei simili e, poi, c’è la questione della sofferenza fisica: il taglio delle orecchie è doloroso e per la coda c’è, come per gli esseri umani, la sensazione dell’arto fantasma. Sono sbigottito dal livello di ignoranza che c’è in tema di animali». (www.lastampa.it)

giovedì 12 novembre 2009

Documenti digitalizzati.

Leggo in rete che Brunetta vuole digitalizzarei documenti cartacei, la pagella, le ricette e così via per risparmiare soldi. Io mi chiedo come faranno gli anziani, che già sono in difficoltà di capire i documenti normali, a comprendere ed utilizzare quelli digitalizzati. Va bene sul risparmio del prezzo ma anche se i computers sono presenti già da tanto negli uffici non mi sembra che le procedure si siano sveltite, anzi molti impiegati usufruiscono del computer dell'ufficio per stare in internet, su facebook e altro, invece di fare il loro lavoro.. Non mi entusiasma questa decisione. Più che altro mi lascia pensierosa.

Un articolo che fa riflettere.

Ho letto questo articolo e concordo con Claudio Fava. Penso anche io che alcune volte bisogna cercare di rompere il silenzio anche con le azioni (non violente) e non solo con le parole, per fare in modo che non vengano messi in atto i soprusi e le ingiustizie. Comunque amiro Saviano e ciò che fa.

"Caro Saviano, scusa se insisto. Questa è la nuova Resistenza"

di Claudio Fava (http://www.unita.it/news/italia/90920/caro_saviano_scusa_se_insisto_questa_la_nuova_resistenza)

Caro Saviano,
due giorni fa a Napoli ho chiesto pubblicamente la tua disponibilità a candidarti per la presidenza della Regione Campania. Non è stato uno sgarbo né una forzatura ma una necessità civile. Perché a Napoli, fra qualche mese, ci giochiamo non solo il destino della tua regione ma un’idea di nazione. Chiamata stavolta a decidere di sé stessa: se pensa cioè di potersi riscattare dal giogo delle mafie e dei sospetti, dai furti di verità e di memoria, dall’impunità che s’è fatta sistema. O, altrimenti, se questo paese si è ormai arreso alla forza degli eventi, al corso inevitabile delle peggiori cose.

Il candidato che la destra quasi certamente presenterà si chiama Nicola Cosentino, sottosegretario del governo Berlusconi, uomo forte del PDL in Campania e «uomo a disposizione dei Casalesi», secondo le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia, acquisite dalla Procura di Napoli. Falso, dice Cosentino. Vero, dicono i suoi accusatori. Possibile, dicono i giudici che l’hanno iscritto nel registro degli indagati. Chiunque al posto suo avrebbe fatto un passo indietro fino a che non fosse spazzata via l’ombra di un sospetto così lacerante. Chiunque: non Cosentino. Che continua a fare il sottosegretario e oggi si candida a governare la sua regione. Io c’ho i voti, fa sapere: e noi gli crediamo. Peccato che i voti da soli non bastino per restituire limpidezza alle storie degli uomini.

Che si fa, dunque, se Cosentino e il suo partito sceglieranno di sfidare il senso della decenza? Gli si contrappone un notabile di segno politico contrario? Si va in cerca d’un candidato comunque, purché abbia il cartellino penale pulito? Si derubrica questa elezione come un fatto locale, una cosa di periferia? E pazienza se poi colui che rischia di vincere andrà a governare in nome dei voti suoi e di quei sospetti... Io dico di no. E per questo, caro Saviano, se Cosentino dovesse candidarsi, ti chiedo di fare la tua parte accettando di candidarti anche tu.

Conosco già la tua obiezione che è stata anche la mia per molti anni: che c’entro io con la politica? Quando ammazzarono mio padre, pensai la stessa cosa: la mia vita è qui, mi dissi, continuare il mestiere suo e mio, scrivere, dire, capire. Perché la scrittura, una scrittura disposta a mettere in fila nomi e fatti, è un impegno civile capace da solo di riempire una vita. Vero. Poi però arrivano momenti della vita in cui capisci che ti tocca far altro. E fare altro, fare di più, a volte vuol dire la fatica della politica, affondare le mani e la vita in questa palude per provare a portarci dentro un po’ d’alito tuo, un po’ della tua storia, un po’ della tua sregolatezza, un po’ dei tuoi sogni. Non inventiamo nulla, caro Saviano.

Ci fu una generazione di ragazzi, nel ’43, costretti dalla notte all’alba a improvvisarsi piccoli maestri delle loro vite. Lasciarono le case, le donne, gli studi e per un tempo non breve si presero sulle spalle il mestiere della guerra. Se siamo usciti dalla notte di quella barbarie, lo dobbiamo anche a loro.

Anche questo è un tempo in cui occorre trovare il coraggio e la spudoratezza di fare altro. Di inventarsi altre vite. E di misurarsi con mestieri malati, com’è quello della politica. So che adesso qualcuno s’imbizzarrirà: che c’entra la resistenza con la lotta alle mafie? Che centrano i nazisti? Che c’entra Casal di Principe? Io invece credo che tu capisca. In gioco è il diritto di chiamarci ancora nazione. Quel diritto oggi passa da Napoli, dalle cose che diremo, dalle scelte che faremo. O dai silenzi in cui precipiteremo.
08 novembre 2009

martedì 10 novembre 2009

Qualcosa di buono in tv.


Ho letto in rete che "un medico in famiglia" è stato visto più del "grande fratello". Il bello di questa notizia non sono gli ascolti ma la scelta del programma. Spesso troviamo in tv programmi o troppo noiosi o troppo stupidi, come il grande fratello, perchè a parer mio non hanno alcun senso. Io devo dire in sincerità che ho guradato un medico in famiglia, perchè trovo sia un telefilm molto simpatico e che rispecchia la vita di tutti i giorni di quasi tutte le famiglie italiane. Di sicuro la morale che si può tirare fuori dal telefilm non la puoi tirare fuori dal grande fratello..dove sono sempre a parolacce e sanno tirare fuori solo la grande stupidità che hanno. Mi irrita anche vedere il tg5 che ne parla. Ci sarebbero notizie molto più importanti da divulgare. Per fortuna abbiamo ancora il telecomando che ci permette di decidere cosa guardare e alcune volte anche di spegnere la tv e uscire di casa, perchè quello che vediamo fuori casa di certo è molto meglio che stare ore e ore davanti alla tv a sentire stupidate.

lunedì 9 novembre 2009

Ventanni dalla caduta del muro di Berlino.



(www.ansa.it)BERLINO - La cancelliera tedesca Angela Merkel, l'ex presidente dell'Unione sovietica Mikhail Gorbaciov e l'ex presidente della Polonia, Lech Walesa, hanno attraversato lo storico ponte di Boesebruecke, sulla Bornholmer Strasse di Berlino. Il 9 novembre del 1989, alle 21:20, il ponte venne attraversato dai primi cittadini dell'ex repubblica federale tedesca (Rdt), segnando così la prima 'breccia' nel Muro.
La Germania celebra oggi uno degli anniversari più importanti della sua storia, quello dei 20 anni della caduta del Muro di Berlino, che segnò la fine della Guerra Fredda e meno di 12 mesi dopo portò alla riunificazione del Paese. Sul ponte Boesebruecke della Bornholmer Strasse alle 21:20 del 9 novembre 1989, i primi cittadini dell'ex repubblica federale tedesca (Rdt) hanno varcato il Muro senza i visti, seguiti da centinaia di migliaia di persone nel giro di poche ore. Il momento più importante della giornata è previsto per questa sera, quando la caduta del Muro sarà ricreata simbolicamente attraverso un gigantesco effetto domino formato da blocchi di polistirolo.
"La caduta del Muro di Berlino di cui ricorre in questi giorni l'anniversario, nel 1989 segnò uno spartiacque nella storia europea e mondiale del XX secolo come già un'altra tappa aveva segnato, il 9 maggio 1945 la caduta di Berlino", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso di una cerimonia al Quirinale.
''Si apri' allora in Germani dell'Est, ma il cambiamento era gia' cominciato in Polonia - aggiunge Napolitano - la strada per l'affermazione di diritti di liberta' che erano gia' stati sanciti nelle Carte costituzionali approvate subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, in particolare a Roma e a Bonn, nei paesi in cui erano stati sconfitti il nazismo e il fascismo. Diritti di liberta' a cominciare dalla liberta' di espressione, sanciti nella nostra Carta all'articolo 21 e principi democratici da tener sempre cari, da preservare e far vivere in Italia e ovunque''.


E' giusto e doveroso ricordare un evento così bello e importante. Condivido con il Presidente della Repubblica Napolitano, l'unico politico che fa discorsi buoni e intelligenti. Hanno avuto la forza di riprendersi quella libertà che era stata sottratta loro senza diritto.

sabato 7 novembre 2009

Aumento della richiesta di rateizzazioni.

(ANSA) - ROMA, 7 NOV - La crisi pesa sui contribuenti alle prese con cartelle esattoriali: la richiesta di rateizzazione e' raddoppiata negli ultimi 10 mesi. Equitalia, la societa' che cura per il fisco la riscossione coattiva,da gennaio ad ottobre ha visto lievitare del 110% la concessione di rateizzazioni, per un 'aiuto' al sistema produttivo e alle famiglie che ammonta a circa 9 miliardi di euro. Le entrate relative alle iscrizioni a ruolo sono aumentate di circa il 7% rispetto allo stesso periodo del 2008.

Ovviamente si può capire come mai si chiede di poter pagare a rate...purtroppo al governo nessuno se lo chiede e nessuno si preoccupa.. ci sono inoltre anche quelle persone che non si possono permettere neanche le rate perchè non hanno neanche un euro per il pane. Ho visto un video straziante (per me) dove una signora con una pensione di cinquecento euro, doveva pagare un affitto di 300 e dopo aver pagato le bollette non aveva i soldi per mangiare, allora andava a raccogliere il cibo nei mercati, cioè gli scarti della merce non venduta. La merce non venduta però era quasi tutta marcia o ammuffita. Dove andremmo a finire di questo passo?