sabato 21 marzo 2009

In cento mila nel corteo a Napoli contro la mafia. Ha partecipato anche Saviano.

Più di centomila persone, secondo gli organizzatori, hanno sfilato in corteo oggi a Napoli per ricordare le vittime delle mafie e chiedere alle istituzioni di combattere la criminalità organizzata, che opprime soprattutto il Sud Italia.
E insieme a familiari delle vittime, magistrati e rappresentanti istituzionali è salito anche il giovane scrittore Roberto Saviano, sotto scorta dopo il successo del suo "Gomorra" è diventato un simbolo vivente della lotta alla camorra.
"Non girarsi dall'altra parte", "No alla legalità sostenibile che accetta mediazioni", erano alcuni dei messaggi gridati dai manifestanti.
Un monito era rivolto anche alle banche: "Cancellino le ipoteche presenti sul 36% dei beni confiscati alla camorra" ha detto don Ciotti, ricordando che i Comuni non riescono a farsene carico, col rischio che una " una volta messe all'asta tornano alle mafie".
Il corteo si è concluso in piazza del Plebiscito ed è stato marcato, così come l'inizio della manifestazione in piazza, dai nomi delle 900 vittime della mafia, alcuni letti anche da Saviano, acclamato dalla piazza .
Vittime che in molti casi non hanno ottenuto ancora giustizia e per le quali gli oltre 500 familiari presenti a Napoli chiedono anche verità.
Tra i magistrati, i rappresentanti delle istituzione e delle politica, anche Giancarlo Caselli, procuratore capo a Torino, secondo cui il disegno di legge del governo sulle intercettazioni, in discussione al Parlamento, rappresenta "un forte rischio per la sicurezza sociale".
"E' come dire a un medico di non usare Tac o risonanza magnetica perché sono invasive. Si sta dicendo alle forze dell'ordine di non utilizzare le intercettazioni, che sono come radiografie giudiziarie, perché sono troppo invasive. Chi chiede tolleranza zero e ronde sia coerente e non consenta che si tolgano le intercettazioni, che sono il baluardo per la tutela dei cittadini".

Quando leggo queste notizie penso che è rincuorante sapere che ci siano persone che abbiano ancora voglia di farsi sentire, senza creare disagi e problemi, solo “urlare” la rabbia e il dolore, in questo caso più che motivati, per i soprusi avuti.
La mafia è una piaga che purtroppo si porta avanti anche perché, come si legge nella notizia sopra, la gente tace e si fa usare. Secondo me la mafia conta proprio nel silenzio.
Eppure ci sono quelle persone come Saviano che hanno rinunciato a vivere in serenità (sapete che gira sempre scortato) per lottare. La parola, l’unica parola che combatte la mafia: LOTTARE. È difficile è vero, non penso sia semplice sopportare ingiustizie ogni giorno, vivere nella paura che in ogni istante ci può essere qualcuno in agguato che può farti del male e ucciderti o peggio ancora uccidere i tuoi cari, però ci sono le persone che non si lasciano vincere dalle paure, lottano. Lo Stato, per come la penso io, fa troppo poco. Non sta vicino alle vittime quanto dovrebbe. Addirittura se non ricordo male tempo fa volevano togliere i soldi alle vittime per dei tagli economici. Avevano fatto un intervista delle iene in merito.
Sono d’accordo con Giancarlo Caselli, le intercettazioni sono quelle che hanno portato tanti arresti, non buttiamo via anni di indagini e lasciamo che chi si impegna a combattere la mafia continui a farlo con ogni mezzo.
Nelle scuole, soprattutto in Calabria, Puglia, Sicilia, continuiamo a parlarne ai bambini, ai ragazzi (che sono quelli prescelti dalla mafia per “insegnarli” a unirsi a loro), che capiscano già da piccoli che la mafia è il peggiore dei mali. Che anche se si è poveri la mafia non fa guadagnare nulla di buono.
E alle persone che subiscono ingiustizie dalla mafia dico: l’unione fa la forza, per cui non pensiate che siete soli, parlatene non state in silenzio. Unitevi a chi non vuole vivere in un mondo dove la mafia fa da padrone.

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